BENTORNATI VERI TEMERARI! QUESTA È LA JOJO ROAD E OGGI PARLIAMO DI:
Diamond is Unbreakable
Hirohiko Araki decide di creare con questa serie, un vero e
proprio tributo alla sua città natale: il Sendai, che da città rurale e ricca di storia, negli anni ‘80 si riempì di quartieri
residenziali, e di conseguenza di estranei, i quali intimorivano non poco il
maestro e gli altri cittadini. Col suo estro creativo, Araki la modella, tenendo sempre fede alla sua passione per l’horror,
ribattezzandola Morioh-Cho.
Non esagero nel sottolineare che la città non solo è il
perno degli eventi di questa saga, ma è protagonista tanto quanto gli altri
personaggi. Le storie sono improntate sulla toponomastica, attraversiamo strade
e quartiere, facciamo shopping e ci fermiamo di fronte a una vetrina,
percorriamo vicoli insoliti, pranziamo al ristorante appena aperto. Insieme a
Josuke Higashikata e agli altri characters viviamo questo macro-personaggio che
è Morioh, la quale ha una valenza in costante divenire: sarà il corso degli
eventi a segnare la città e a cambiarla.
Il protagonista rappresenta certamente un punto di rottura
con le saghe precedenti: il quarto Jojo è stato creato da Araki con lo scopo di
NON piacere. Ha sempre desiderato scrivere e disegnare un personaggio stupido,
avulso dal solito trend del protagonista figo e imbattibile, che apparisse
anche ridicolo con quel Banana Regent fuori tempo massimo. È infatti il suo
personaggio preferito fra tutte le serie che ha realizzato, perché è quello che
ha fatto di getto, senza vincoli, anche se non è mai stato compreso appieno dal
pubblico. Anche essere incompreso, fa parte della vita di un mangaka?
Esaurita l’ispirazione dagli arcani maggiori e dai tarocchi
egiziani, Araki-sensei affonda ancora una volta le mani, nella cultura musicale
esterofila, per dare quel tocco in più agli stand presenti nella storia. Alcuni
poteri vengono da idee recuperate o modificate, non avendo la possibilità di
inserirli tutti in Stardust Crusaders. Ancora una volta è la città a dettare il
ritmo, e il maestro piega gli stand adattandoli alla vita quotidiana: che
servano a truccarsi, per cucinare o pedinare, i poteri sono ancora più bizzarri.
In Diamond is Unbreakable, i personaggi non sono più bianchi
o neri, ci sono molte sfumature di grigio che vengono evidenziate dallo spirito
dei portatori stand, ed è geniale come Araki abbia definito graficamente l’essenza
di una persona in un modo simile, ma non affiancabile a quello dei maestri Noboru
Rokuda e Akira Toriyama.
Sei primi usavano l’espediente grafico della trasformazione
per suscitare ilarità, vedasi Gigi la trottola o Senbee Norimaki, che da
piccoletti diventano letteralmente adoni quando si trovano di fronte a una
bella ragazza, Araki segue una strada più duratura.
Tamami Kobayashi è l’esempio clou: spezzato l’animo del
nemico, egli ne risente anche fisicamente e da teppista ben piazzato diventa un
servizievole nanerottolo. Lo stesso dicasi per il buon Koichi Hirose, che grazie
alla sua determinazione e senso di giustizia diventa più alto e attraente.
Questa filosofia dello spirito è sempre evidente durante JOJO:
chi si trova al vertice della piramide dei malvagi è colui che ha lo spirito
più debole. Un deficit che viene espresso costantemente, i cattivi vengono
infatti consumati dai propri difetti.
L’egocentrismo del sensei stavolta esplode con violenza, e
non si accontenta di autoritrarsi in un piccolo cameo, diventa uno dei
personaggi chiave della storia, che poi si porterà dietro per tutta la vita:
Rohan Kishibe. Mangaka dalle abitudini maniacali, inquietante ma dannatamente
bravo, con un potere stand che farebbe tremare anche i più potenti guerrieri.
Se Josuke è il personaggio preferito in assoluto dal suo
creatore, Yoshikage Kira, il nemico di questa saga, è il suo villain-idolo.
Secondo il genio del Sendai è “Una persona ammirevole, se non fosse uno
psicopatico serial killer”.
Kira è l’inchiostro su carta di una generazione composta da uomini stressati e
psicotici. Un salaryman che vive nell’ombra insieme al suo feticismo. Vittima
di un’insana attrazione sessuale per le mani delle donne, quando se ne
innamora, arriva al punto di uccidere la ragazza e conservarne le estremità.
È un individuo alquanto disgustoso, eppure i suoi principi
sono condivisibili da molte persone.
Non vuole eccellere né stare in coda,
anela la tranquillità totale e per ottenerla farebbe di tutto, è uno a cui
piace stare nel mezzo. Visto da vicino questo personaggio è molto viscido ma è
difficile non rendersi conto di quanto sia determinato, è un protagonista che
ha intrapreso la strada del male, e proprio per questo si può anche entrare in
empatia con esso.
Se vi piacerebbe leggere un manga strapieno di personaggi, avventure
dall’atmosfera quotidiana,
uno slice of life pieno di superpoteri, divertente
ma che sa anche dare i giusti brividi allora
Diamond is Unbreakable diventerà
la vostra serie preferita.
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La mia serie preferita, la più innovativa di Araki e soprattutto Kira: uno dei cattivi più inquietanti dei manga nipponici...
RispondiEliminaDiamond is Unbreakable è la dimostrazione che, se vuole, Hirohiko Araki sa fare una serie anche priva di difetti (presenti, voluti o meno, nelle altre saghe).
RispondiEliminaJoJo è un po' come Doctor Who. ognuno ha il suo. Ecco, Josuke è da sempre IL MIO JOJO. è con lui che decisi di seguire la serie e recuperare gli arretrati. Per di più la quarta serie vede anche il miglior Jotaro di sempre
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